Conti corrente di parente defunto: come riavere i soldi
Scritto da Nicola Tartaglia   
venerd́ 29 luglio 2016

Conti dormienti: che succede quando si scopre che un familiare deceduto ha dei soldi in banca? Cosa bisogna fare per recuperarli? E conviene, a volte, rinunciare all’eredità?

Un bel giorno uno si sveglia e scopre di essere potenzialmente ricco, perché quel parente deceduto tempo fa, di cui ormai ci si ricorda solo il 2 novembre, ha lasciato i suoi soldi in banca. Soldi che nessuno ha reclamato, perché nessuno era al corrente della loro esistenza ed il conto in cui erano stati depositati è diventato ormai un conto dormiente. E’ possibile recuperare il patrimonio di un familiare defunto anche anni dopo la sua scomparsa? La risposta è “sì”. Conviene sempre? La risposta è “dipende”.

E’ probabile che l’erede venga a sapere di quel conto corrente (o di eventuali titoli di Stato, investimenti assicurativi e quant’altro) per puro caso. Ad esempio quando la banca bussa alla sua porta 10 anni dopo il decesso per avvertirlo che, trattandosi di un rapporto dormiente, i soldi del caro estinto stanno passando all’apposito Fondo del Ministero dell’Economia alimentato dai conti non movimentati per un decennio.

Quali documenti per recuperare i soldi

Se si scopre che i soldi di un parente defunto riposano in un conto dormiente, l’erede deve comunicare alla banca il proprio diritto a subentrare come titolare del conto. Sarà necessario portare un certificato di morte del familiare e una copia registrata presso l’Agenzia delle Entrate della dichiarazione di successione. Ad ogni modo, è opportuno chiedere all’istituto di credito i conteggi di tutte le posizioni intestate al defunto, attive alla data del decesso e rivalutate alla data dell’apertura della successione. Questo documento verrà allegato alla documentazione da presentare per la registrazione della successione presso l’Agenzia delle Entrate.

Concluso l’iter e consegnati i documenti alla banca, l’erede entrerà in possesso di quanto lasciato dal familiare defunto. Il conto dormiente si sarà, finalmente, risvegliato.

Conviene risvegliare il conto dormiente di un parente defunto?

Scoprire che un familiare defunto ha lasciato i soldi in banca non è sempre un affare. Se la cifra è molto alta, allora c’è da festeggiare. Se, invece, è modesta, a volte sono più le grane che i guadagni. E allora bisogna fare bene i conti per sapere se il gioco vale la candela.

Può succedere che a bussare alla porta dell’erede per informarlo dei soldi lasciati dal parente deceduto non sia la banca ma il Fisco. E che, come già accaduto, lo faccia per contestare le tasse non pagate su quel patrimonio.

Infatti, per legge, la banca non è obbligata a contattare una persona per dirle che ha ereditato dei soldi. Così si può restare completamente all’oscuro del denaro lasciato da un familiare. Ma in questo caso, bisogna dimostrare allo Stato di non esserne stato al corrente. In altre parole, di avere agito in buona fede.

Resta di fatto che l’erede, oltre ai soldi, si prende anche i debiti del parente defunto [1]. E che, se il patrimonio lasciato dal caro estinto non bastasse per assolvere quei debiti, l’erede dovrà metterci di tasca sua. Inoltre, in ambito tributario, la legge [2] prevede che gli eredi siano responsabili in solido e non per quota ereditaria. Questo vuol dire che il Fisco ha la facoltà di chiedere a ciascun erede di corrispondere all’intero debito del defunto. Restano escluse le sanzioni comminate al parente deceduto: gli eredi, infatti, rispondono soltanto del capitale e dei relativi interessi.

E’ per questo che conviene prendere la calcolatrice e valutare bene se è il caso di mettere le mani sui soldi lasciati da un familiare deceduto in un conto dormiente o lasciarli riposare…in pace presso le casse dello Stato, dove sarebbero, comunque, finiti se i debiti e le tasse superassero (o quasi) il capitale. E’ possibile, infatti, rinunciare all’eredità per non rispondere dei debiti del defunto. Oppure accettarla con il beneficio di inventario, presentando una dichiarazione fatta da un notaio o dal cancelliere del Tribunale di zona competente. Questa ipotesi comporta una limitazione della responsabilità patrimoniale dell’erede per i debiti entro il valore massimo dell’eredità ricevuta. Significa che se ricevo 10.000 euro e l’ammontare del debito è superiore, pagherò ai creditori 10.000 euro senza toccare il mio patrimonio. Tanto vale, allora, che lo Stato se li prenda direttamente dal conto dormiente senza scomodarmi.

 

[1] Artt. 752 e ss. cod. civ.

[2] Art. 65 D.P.R. n. 600/73.

 

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